La matassa si sta sbrogliando: gli affari dubbi di Šolak vengono controllati, la rete di affari e transazioni dubbie si estende anche a Podgorica?...........

Foto: Illustrazione
Su invito del nuovo direttore, secondo informazioni attendibili ottenute dalla nostra redazione, i membri della Direzione della Polizia Criminale sono entrati ieri, su ordine della Procura Generale di Belgrado, nella sede centrale della United Group RS doo.
Come abbiamo appreso, gli agenti di polizia sono venuti a raccogliere la documentazione completa di questa azienda, che fino a poco tempo fa era guidata da Dragan Šolak, nonché dai suoi stretti collaboratori che nel frattempo sono stati licenziati dai loro incarichi.
Accuse penali e panico ai vertici dell'azienda
Dopo che il nuovo rappresentante legale e direttore della United Group RS doo Vladica Tintor ha presentato una denuncia penale contro la precedente dirigenza, la procura ha emesso un ordine alla polizia di sequestrare tutta la documentazione per verificarla.
Secondo le informazioni, i membri dell'UKP hanno sequestrato anche le registrazioni del controverso passaggio di consegne tra l'ex direttrice Bojana Mijailović e Tintor, ovvero il momento in cui i dipendenti hanno impedito fisicamente al nuovo direttore di entrare nei locali dell'azienda.
All'interno dell'azienda, secondo le fonti, regnava il panico, perché una parte del management temeva che l'inchiesta potesse riguardare anche i loro precedenti incarichi legati alla corruzione e all'abuso d'ufficio.
L'indagine riguarda una rete di transazioni internazionali
Secondo precedenti resoconti di giornalisti investigativi internazionali, è stata scoperta una rete di collegamenti finanziari e mediatici tra i Balcani, la Svizzera e l'Ucraina. Al centro di questa rete ci sono Dragan Šolak, fondatore dello United Group, e il suo collaboratore di lunga data Wolfram Kuoni, un avvocato svizzero noto come il "banchiere del Cremlino".
I dati pubblicati dall'OCCRP indicano che l'impero mediatico di Sholak ha utilizzato per anni società offshore legate a Gazprom, ed è stato Kuoni, ex vicepresidente di Gazprom Bank Svizzera, a occuparsi della gestione dei flussi di denaro che passavano per Malta, Liechtenstein e Isole Vergini britanniche.
È attraverso questi canali, come si sospetta, che sono stati estorti milioni di euro, poi investiti in attività di media e marketing nella regione.
Pratiche commerciali sleali e insabbiamenti
Documenti e dichiarazioni di testimoni evidenziano pratiche commerciali sleali, che vanno dal sotto pagamento del personale di aziende concorrenti e degli enti di regolamentazione, alle intercettazioni telefoniche di soci e concorrenti, fino alla manipolazione delle strutture proprietarie attraverso zone offshore.
Secondo le fonti, Sholak avrebbe costruito la narrativa del "giornalismo indipendente" come scudo protettivo, mentre allo stesso tempo i suoi canali servivano a nascondere le tracce finanziarie ed eludere gli obblighi fiscali.
Il caso "Direct Media" - un esempio di capitale nascosto
Al centro dell'indagine c'è la vendita di Direct Media, la società che Dragan Đilas ha ceduto a United Group. Secondo i documenti, la transazione è stata effettuata attraverso una complessa catena di almeno otto società offshore registrate nei Paesi Bassi, in Lussemburgo, a Samoa, a Hong Kong, a Nevis e nelle Isole Vergini britanniche.
L'acquirente ufficiale era l'uomo d'affari bulgaro Krasimir Gergov, ma l'indagine ha dimostrato che ha agito solo come intermediario, mentre il capitale reale proveniva dalle società offshore di Sholak e dai trasferimenti organizzati da Wolfram Kuoni.
Secondo il quotidiano La Verità, le autorità olandesi hanno avviato un'indagine per sospetto riciclaggio di denaro internazionale, ma una complessa rete è riuscita a nascondere i veri beneficiari e il flusso di fondi.
Il sentiero porta a Podgorica?
Nel contesto dell'attuale indagine, sorge la domanda se una parte dei flussi finanziari sospetti conduca a Podgorica, dove Šolak possiede e controlla diversi media e produzioni che operano sotto l'egida delle sue strutture regionali.
Proprio per questo, fonti di sicurezza non escludono che l'inchiesta venga estesa anche al Montenegro, per verificare se determinati affari siano stati finanziati attraverso gli stessi canali che ora sono sotto il vaglio della procura di Belgrado.
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