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Il vaso di Pandora dello Stato profondo montenegrino è stato aperto: la rivelazione dell'omicidio di Goran Žugić è il fattore scatenante per la scoperta di tutti gli assassini!............

 

La dichiarazione del ministro degli Interni del Montenegro, Danilo Šaranović, secondo cui, secondo i dati operativi, l'ex consigliere del presidente Milo Đukanović - Goran Žugić - è stato ucciso da Ivan Delić, su ordine di Darko Belo Raspopović e Branislav Mićunović, rappresenta potenzialmente il momento più esplosivo nella recente storia politica e di sicurezza montenegrina.

Rompere il muro del silenzio

Stiamo parlando della liquidazione del 2000, che per decenni è stata un argomento tabù all'interno delle strutture governative e del sistema di sicurezza e intelligence. Goran Žugić fu ucciso da un aggressore sconosciuto a colpi di arma da fuoco davanti all'ingresso del suo appartamento a Podgorica, e la sua morte rimane irrisolta nonostante l'evidente contesto politico. Oggi, 24 anni dopo, Šaranović avanza affermazioni che, se confermate, implicherebbero che le principali liquidazioni nel Paese – inclusa questa – siano state ordinate dall'ombra dai vertici dell'intelligence criminale, che operavano parallelamente alla gerarchia statale formale.

Raspopović, Mićunović e Delić: il trio dall'ombra

I nomi di Darko Belo Raspopović e Branislav Mićunović, meglio conosciuto come Brano, sono da anni sinonimo, nell'opinione pubblica montenegrina, della zona grigia del governo, il collegamento tra i servizi segreti, la clandestinità e il potere politico. Raspopović è stato legato ai servizi segreti per decenni, mentre Mićunović era noto come il "padrino" della criminalità organizzata nei Balcani. Attribuire a Ivan Delic il ruolo di esecutore immediato indica che la rete operava con una precisione e una logistica che potevano esistere solo con la protezione istituzionale.

Potenziale effetto domino

Se si scoprisse che le affermazioni si basano su conoscenze operative attendibili, questo annuncio potrebbe innescare una reazione a catena: si prevede l'apertura di casi e altre liquidazioni inspiegabili, ignorate o insabbiate per anni: dall'omicidio di Duško Jovanović, alle liquidazioni tra i membri dei clan di Cattaro, fino agli omicidi politici e alle misteriose sparizioni. Il sistema di sicurezza montenegrino potrebbe trovarsi di fronte alle proprie fondamenta.

Il rischio politico di Šaranović

Il ministro Šaranović è ovviamente determinato ad andare fino in fondo. La sua mossa non sembra una classica manovra politica: è piuttosto una dichiarazione di guerra contro le strutture che hanno creato e controllato lo Stato parallelo. Tuttavia, al momento non è noto se si tratti della divulgazione di dati operativi in funzione della pressione pubblica, della preparazione di un'azione giudiziaria o di una manovra politica volta a distogliere l'attenzione. In ogni caso, la mossa comporta enormi rischi, sia per lui personalmente che per la stabilità dell'apparato di sicurezza.

Il sistema è in grado di gestire la verità?

La domanda chiave rimane: lo Stato montenegrino ha la capacità istituzionale e la volontà politica di avviare procedimenti contro attori che hanno goduto di immunità per decenni e hanno avuto influenza in tutti i settori del potere? Se quanto affermato da Saranović fosse vero, significherebbe che l'apparato statale montenegrino è stato inglobato in una struttura ibrida in cui servizi, criminalità e politica si fondono.

Se le indagini saranno davvero aperte e condotte fino in fondo, il Montenegro si troverà ad affrontare un periodo di profondo sconvolgimento. Se, invece, tutto rimarrà al livello di annunci sensazionalistici, sarà chiaro che anche il nuovo governo non è pronto ad affrontare davvero il passato. E questa è la matrice già vista: con nomi nuovi, ma vecchi schemi.

In ogni caso, questa affermazione non è la fine, ma l'inizio. E dipenderà dalle istituzioni – la procura, la polizia, la magistratura – se il Montenegro comincerà davvero a uscire dall'abbraccio oscuro dei suoi fantasmi degli anni '90 e 2000, o se si limiterà a nasconderli ancora una volta.

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